Corso ROMA 28 - 88068 SOVERATO SUPERIORE (CZ)
tel. 0967-522515
Arcidiocesi Metropolita di Catanzaro e Squillace.
Vicaria di Soverato.
La rievocazione della Cena del Signore con la lavanda dei piedi agli Apostoli dà inizio alle celebrazioni del Triduo Pasquale.
Seguendo una tradizione ormai che si tramanda di padre in figlio, i preparativi di questo momento liturgico nella Chiesa di Soverato Superiore
vengono predisposti ogni anno da una famiglia della Parrocchia, in segno di ringraziamento e di devozione.
Alla stessa famiglia viene poi affidata la chiave del tabernacolo dopo la reposizione del Santissimo Sacramento fino alla liturgia del Venerdì Santo.
Questo gesto vuole significare il cammino di fede della famiglia, piccola chiesa, nella quale Cristo deve essere posto al centro.
Durante la liturgia, numerosi sono i segni che ricordano l’Ultima Cena:
il pane, che ha la forma di una “cudura”, ovvero di una corona di spine che ricorda quella posta sul capo di Gesù e viene preparato seguendo una lavorazione particolare che non lo fa ammuffire nel tempo. Alla fine della liturgia, il pane è distribuito ai fedeli che lo portano nelle loro case;
il vino;
l’agnello vivo, in ricordo della festa della Pasqua Ebraica secondo cui ogni famiglia portava un agnello vivo al Tempio per farlo sacrificare;
il rosmarino, che rievoca le erbe amare che accompagnavano il consumo dell’agnello durante la Pasqua Ebraica. Questo segno ha un valore memoriale ricordando l’amarezza della schiavitù e del dolore che i nostri padri patirono;
le arance, frutto tipico locale. Dall’ultimo restauro realizzato sul dipinto dell’Ultima Cena di Leonardo, nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano, è stata portata alla luce la presenza di una fetta d’arancia;
il grano, simbolo dell’eucarestia e della rinascita, che impreziosisce, insieme ai fiori, l’altare della reposizione, la cui preparazione è anche offerta dalla famiglia che offre la cena. Ogni anno, nei mesi che precedono la Santa Pasqua, il grano viene coltivato seguendo un’antica usanza che prevede che venga coltivato al buio in modo che possa assumere un aspetto candido e puro.
Al termine della celebrazione, il sacerdote insieme ai dodici uomini che ricordano i dodici Apostoli accompagnano il Santissimo Sacramento al luogo della reposizione
tenendo in mano una candela, segno di fede nella presenza di Cristo nell’Eucarestia.
Un momento spirituale forte è rappresentato dalla discesa della Madonna Addolorata tra i fedeli.
La Statua della Madonna, viene portata seguendo un’usanza che ricorre ormai da anni, presso l’abitazione della famiglia Tropea Aurelio che la custodisce fino al Venerdì Santo, quando durante la predica della Passione viene “chiamata” e Le viene comunicata la morte del Figlio Gesù.
A notte inoltrata, al suono lugubre del tamburo e della “tocca” (in italiano “crotalo”, un antico strumento a percussione in legno), si svolge poi per le vie del paese “la turba”o “Pigghjata”. In un clima di silenzio e tristezza del cuore, i dodici Apostoli della Cena annunciano per le vie del paese la cattura di Gesù nel Getsemani, per poi unirsi alla fine, alla preghiera insieme ai fedeli nell’ora santa.
La domenica di Pasqua, rifacendosi all’antica tradizione del “dramma sacro”, nella piazza dell’antico borgo di Soverato si celebra l’incontro (in dialetto cumprunta)
tra Maria e Gesù Risorto
.
La rievocazionedi quel momento, inizia con l’annuncio della risurrezione di Gesù da parte dell’Apostolo Giovanni che, con la scritta Resurrexit, porta a Maria
affranta dal dolore per la perdita del figlio la “lieta novella” per ben tre volte.
Alla fine la Madonna, vestita a lutto, va incontro a Gesù Risorto, ed in quel momento, quando lo vede accanto a sé, si lascia cadere il mantello nero
e, splendida e luminosa nel suo vestito azzurro, si unisce alla gioia del proprio figlio.
L’incontro tra la Madonna Addolorata e Gesù Risorto rappresenta un momento di festa e di grande commozione per tutti i fedeli che ogni anno si uniscono alla gioia della Regina del Cielo e del Suo figlio Risorto.
“Passato il sabato, Maria Maddalena, Maria di Giacomo e Salome comprarono aromi per andare a ungerlo.
E di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levar del sole. Dicevano tra loro:
Chi ci rotolerà via la pietra dell'ingresso del sepolcro? Ma riguardando videro la pietra rimossa, ed era molto grande.
Ed entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto a destra, vestito di bianco e si spaventarono.
Ma egli disse loro: Non temete. Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso; è risorto, non è qui; ecco il luogo dove l'avevano deposto.
Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea.
Là lo vedrete come vi disse. E quelle , uscite, fuggirono dal sepolcro, perché erano sconvolte dallo spavento, e dalla paura non dissero nulla a nessuno” (Marco 16, 1-8).
Il martedì dopo Pasqua, l’intera cittadina di Soverato Superiore è in festa.
Seguendo una tradizione antichissima, nel borgo antico si rievoca l’apparizione di Gesù Cristo Risorto ai discepoli in Galilea.
Le statue del Cristo Risorto, della Vergine Maria e dell’Apostolo Giovanni vengono portate, a spalla da dodici Apostoli, in processione
fino a Soverato Marina in un clima di festa e gioia.
Si narra che le origini di questa processione risalgano al tempo in cui la cittadina era sita sulla collina circondata dal fiume Beltrame
(oggi nota come Soverato vecchia) distrutta dal terremoto del 1783.
Seguendo il percorso più antico, i tre simulacri venivano portati in processione dalla chiesa matrice verso il mare
ed era solito fermarsi nella contrada definita, per tale ragione, Santicelli vicino la Torre di Carlo V, denominata anche Torre di Galilea.
Nel 1846, il poeta davolese Saverio Tucci, così cantava in versi questa processione:
“Ecco il celebre porto che serba illese le navi;esse resistono agli urti e alle contese dell’elemento infido. Quindi vi è il bianco lido, quinci l’azzurro mar.
Spedite vanno e risiedono le genti dalle barche.
L’augusta Chiesa che in quest’angolo sta, sola e muta, sacra a Maria: il celere e pio passegger saluta ed il nocchiero adora,
nell’aurora di ogni festivo dì.
Per Lei rifulse questa inclita spiaggia di gioie nuove.
Qui molta gente accogliesi, e nobile e plebea, qualor l’annua memoria di Cristo in Galilea scende da Soverato in ordine serrato…
Poi de la festa al termine ciascuno sdraiato sotto la fresca ombra degli alberi mangia il portato scotto, e tutto questo piano d’inclito baccano, si sente risonar”.
Attualmente questa antica tradizione Pasquale continua ad essere un momento di forte spiritualità e unione per molti “suveratani”.
Sentimenti quali l’orgoglio, la fierezza per le proprie tradizioni e il desiderio di continuità fanno sì che ogni anno questa processione venga rievocata grazie all’aiuto di tutti,
e in particolare degli organizzatori (volontari), che di anno in anno di prodigano per la riuscita di questa festa, e degli Apostoli.
Partendo dalla Chiesa di Soverato Superiore la processione giunge a Soverato Marina fino alla Chiesa del Rosario dove le tre statue ricevono la visita dei fedeli, per poi rientrare al calar della sera nella chiesa Matrice.
La rievocazione delle antiche tradizioni Pasquali viene realizzata nella Parrocchia Maria SS. Addolorata di Soverato Superiore grazie al lavoro, all’impegno e all’entusiasmo degli organizzatori e degli Apostoli.
Organizzatori (volontari) Festa Pasqua e Galilea
Melia Giovanni
Maio Umberto
Nisticò Antonio
Pittelli Luigi
Abruzzo Antonello
Apostoli
Belviso Andrea
Cilurcio Giuseppe
Giardino Giuseppe
Grasà Giuseppe
Jannone Francesco
Longo Antonio
Meliti Raffaele
Meliti Vittorio
Mellace Rocco
Nisticò Antonio
Nisticò Gianfranco
Prunestì Genesio
Pagina redatta da Monia MELIA nell'anno 2013.
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Contenuto del sito approvato dal parroco Don Giorgio PASCOLO e aggiornato in data 05/01/2016.